La vostra spiritualità

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    Dunque, con questa sezione non voglio chiedervi se siete credenti o meno. Perché non basta.
    Se bastasse dire "Io sono religioso" non esisterebbero cristiani e musulmani.
    Se bastasse dire "Io sono cristiano" non esisterebbero cattolici e protestanti.

    Pensate che, anche se non è il caso dell'Italia, gli stessi protestanti si dividono in ulteriori sotto-categorie che a loro volta si dividono in altre categorie. Insomma, a dimostrazione che per quanta fatica si faccia per rientrare in uno di questi schemi, la spiritualità è qualcosa di puramente soggettivo ed interpretativo. Si può avere basi cristiane, certo, ma il Gesù di Tizio sarà sempre diverso dal Gesù di Caio. Tizio sarà cristiano per un motivo, Caio per un altro. Tizio vedrà qualcosa nel cristianesimo, Caio vedrà qualcos'altro.
    Detto questo, non voglio sapere se siete atei, agnostici, credenti, musulmani, cristiani o venite da scientology, voglio semplicemente sapere se per voi esiste qualcosa dopo la morte, se si qualcosa, se esistono forze sovrannaturali, se il nostro scopo come uomini e definito e tutto quello che insomma ha a che fare con quella parte di noi che non si accontenta di solo pane, e che tutti, anche i più atei degli atei, hanno.


    Ad esempio, ecco come la vedo io:

    Per me l'essere umano è una tela bianca. Candida. Al momento del concepimento può variare il materiale della tela da persona a persona. Può variare la tonalità di bianco, ma sempre bianco rimane. Finché ovviamente questa tela non inizia a comunicare col mondo esterno, che è un tornado di milioni di colori. E questo avviene già durante il periodo della gravidanza. Quindi già al momento della nascita, in base all'alimentazione della madre e dall'andamento della sua gravidanza, un neonato sarà completamente diverso da qualsiasi altro neonato. E da lì in poi comincierà a tingersi sempre di più colori in base alle persone con cui entrerà in contatto, i luoghi che visiterà, i libri che leggerà e l'aria che respirerà. L'insieme di tutte queste esperienze che di fatto plasmano la psiche ed il fisico del bambino, è quello che molti potrebbero chiamare "anima". E per me, quest'anima è eterna, perché i colori di fatto sono eterni. Se io leggo un libro, quel libro mi comunica qualcosa. E che io me ne renda conto o meno, quel qualcosa mette le radici dentro di me, condiziona le mie scelte, il mio modo di fare, il mio modo di vedere il mondo. Ma quante altre persone hanno già letto quel libro? Per non parlare di colui che l'ha scritto. Per me, la vita dopo la morte è proprio questa. Non c'è bisogno di un paradiso extra-terrestre, di qualcosa che si allontana da questo pianeta e che continui chissà dove. L'autore che ha scritto quel libro è, di fatto, immortale. Parte di lui continua a condizionare la vita delle persone, persone come me che hanno fatto proprie le esperienze dell'autore. Nulla si crea e nulla si distrugge. Come l'atomo di carbonio che oggi fa parte di una mosca, domani di una pianta, un altro giorno farà parte del mio corpo. Ancora oggi stiamo subendo l'influenza creata da uomini vissuti migliaia e migliaia di anni fa, come se non fossero mai morti.

    Vedete, se io avessi detto: sono ateo, oppure agnostico, avreste potuto capire cosa intendevo? Assolutamente no. E' troppo soggettivo. Quello che ho descritto è ciò che soddisfa appieno la mia spiritualità, è quello che da una risposta a quasi tutti i miei perché anche se ovviamente sono pronto a mettere in discussione sempre qualsiasi cosa ed amo il mistero. Infatti mi sono limitato a parlare degli esseri umani, ma non da dove arrivino questi esseri umani, perché esistano. Sono domande su cui preferisco ancora riflettere, queste.

    Tocca a voi. :ph34r:
     
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  2. CignoNero75
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    Dovrebbe tornare da queste parti la "finta diplomatica de noi altri", se si fosse posta come te si sarebbe risparmiata un bel po' di sarcasmo. Stasera non sono in vena di discussioni troppo impegnative, ma prometto di passare nei prossimi giorni.
     
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  3. Jessy94_TDM
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    parte di quello che hai detto lo condivido anche io.
    L'immortalità, i pensieri scritti rendono immortali, ma anche il ricordo rende immortali. Tanto più le azioni sono state buone o cattive, tanto più si viene ricordati.
    Per quello che penso, non c'è nulla dopo la morte. La terra, i vermi, nessuno ci risparmia quello che accade agli animali.
    L'anima è istinto e ragione, dna ed esperienze. Non per forza qualcosa di sovrannaturale, non per forza qualcosa di distaccato dal corpo.
    Devo aggiungere qualcosa?
     
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  4. birrdie
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    Mi chiedevo cosa vuol dire la spiritualità perchè non mi sono mai posta il problema ancora qualche anno fa
    Spesso il termine viene confuso con la religiosità.
    Mentre la spiritualità comprende tutte le nostre esperienze personali legate allo spirito in contrapposizione alla materia e può includere la religiosità come no a secondo delle scelte personali.

    Per me lo spirito è solo la somma dei nostri pensieri e delle nostre emozioni e come tale muore insieme alle connessioni nervose dunque non credo nell'immortalità dell'anima.

    Ma il pensiero di fare parte dell'universo mi tranquillizza, sono in pace da questo punto di vista perchè penso di tornare lì da dove sono venuta.
    ...
     
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  5. gaiacris
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    salve,
    cosa è la spritualità... che domandina pesante...
    dunque la spiritualità è una cosa così soggettiva che spiegarla è molto difficile.
    il mio punto di vista è questo: la spiritualità è la nostra parte più intima. Non deve per forza seguire determinati "schemi" o dogmi, è la parte che dovrebbe essere la più libera di noi stessi. In quella sfera nessuno e per nessuna ragione dovrebbe entrare.
    ma in realtà è difficile che nessuno vi entri, perchè come si è detto, la vita ci porta a vedere tantissime persone, a leggere tantissimi libri, a farci condizionare dagli altri, e quindi perdere quella libertà che ci è data alla nascita.

    Spero di essere stata abbastanza chiara ^_^
     
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  6. Black butterfly
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    troppo grande come parola... spiritualità...
    io non so... credo nella vita delle emozioni.. eternamente tali e infinitamente diverse di tinte sempre differenti . cambiano da persona a persona nelle loro espressioni... ma non solo, cambiano nella stessa persona... cambiano negli anni.. ma cambiano anche da istante a istante. Racchiudiamo il tutto in "rabbia" "felicità" etc , attimi sensibilmente diversi l'uno dagli altri. la mia spiritualità viene da queste emozioni.. l'insieme di chi io sono non mi è dato dal mio corpo.. e questo è ovvio.... ma da ogni istante che vivo... con le sue emozioni... la mia spiritualità che vivrà dopo di me.... credo fortemente che dopo la morte fisica ci sia qualcosa perchè le emozioni non possono provenire dalla materia questa, appunto, si trasformerà in cenere. ma il resto...quello che ci contraddistingue???? io sono convinta che rimarrà in vita, una vita diversa.
    Non so se ho spiegato per bene quello che intendo...
     
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    Detto questo, non voglio sapere se siete atei, agnostici, credenti, musulmani, cristiani o venite da scientology, voglio semplicemente sapere se per voi esiste qualcosa dopo la morte, se si qualcosa, se esistono forze sovrannaturali, se il nostro scopo come uomini e definito e tutto quello che insomma ha a che fare con quella parte di noi che non si accontenta di solo pane, e che tutti, anche i più atei degli atei, hanno.

    Dal tuo scritto leggo parecchia " carne al fuoco".
    Spiritualità, vita dopo la morte,di un qualcosa che è al di là del materialismo di cui siamo inevitabilmente parte che dovrebbe essere questa stessa spiritualità, la stessa che ci permette di " essere " dopo la morte.
    La coscienza è spiritualità?
    Perché credo che l'unico modo di sopravvivere dopo la morte, quando il nostro corpo è materialmente diventato la polvere che ritorna alla polvere, sia la coscienza di quel "io" che il nostro corpo portava a spasso in questa dimensione spazio-tempo.
    Anche se la scienza al momento dimostra il contrario, a me piacerebbe tanto pensare che dopo la morte, intesa come addio a questa realtà fattuale e materiale, la nostra coscienza vada fluttuando verso qualcos'altro, qualcosa che ora, con i mezzi che abbiamo non possiamo percepire. Mi piacerebbe fosse così perché, per come la vedo io, sarebbe l'unico modo di dare un senso alle gioie e ai dolori di questa vita.
     
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    Beh secondo me non c'è assolutamente nulla dopo la morte. Siamo esseri insignificanti nell'enormità dell'universo che secondo me è, a sua volta, parte di un essere ancora più grande. (con questo non dico che questo essere sia divino)

    Il mio esempio classico è quello dei ribosomi. Noi siamo come dei ribosomi e la cellula che ci contiene è l'universo. A noi sembra immenso, ma per l'essere di cui siamo parte la nostra cellula è infinitamente piccola tanto da non essere vista ad occhio nudo.
    Ora mentre i ribosomi hanno un loro grande compito (la sintesi proteica), noi non abbiamo nemmeno quello. Siamo esserini su un insignificante pianeta in un universo che potrebbe benissimo fare a meno della Terra, figuriamoci di noi umani. Ci diamo troppa importanza, ecco tutto.

    Detto ciò mi preparo al linciaggio. XD
     
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  9. Jessy94_TDM
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    chi perchè il linciaggio? Alla fine è quello che penso anche io
     
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    Ah bene, allora ci dividiamo le botte XD
    Scherzo, è che parlando di spiritualità io sono stata di una materialismo unico XD
     
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    tendo a pensare anche io , forse perché cerco di essere il più " scientifica " possibile che dopo la morte non ci sia nulla, però la parte " spirituale " di me, mi chiama invece verso altre forme di esistenza, che diano al nulla una dimensione in qualche modo di altra vita, ho bisogno di pensare questo perché altrimenti non riuscirei a dare senso ai miei respiri, se dopo c'è il nulla inteso come mancanza di ogni forma di esistenza, che noi non possiamo immaginare perché non siamo dotati degli strumenti per farlo, allora tanto vale sedersi e aspettare che sopraggiunga la morte.
     
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  12. Jessy94_TDM
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    Non e perché mai? Siamo abituati a credere che gli animali si decompongono e basta. Ma io non ho mai visto un gatto sedersi dalla nascita e aspettare la morte.
    Perseguiamo i nostri scopi, e non è detto che quello che lasciamo non sia utile
     
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    sicuramente è utile a chi rimane, e forse lo scopo della vita è proprio questo: aiutare la propria specie con ciò che abbiamo imparato per far evolvere la specie stessa. Questo è un concetto se vogliamo anche inconfutabile da un punto di vista evolutivo, però siccome il topic chiedeva come viviamo la nostra spiritualità, io nel mio intimo ho quasi bisogno di pensare che sarò altro da qualche altra parte, non qui, non dove c'è questa realtà, ma in un mondo che non immaginiamo neanche, altrimenti non riesco neanche a trovare il senso di fare un discorso del genere... tanto alla mia specie non serve da un punto di vista evolutivo fare discorsi di questo tipo che rimangono per definizione parole senza riscontro...
     
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  14. -[Evil]-
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    CITAZIONE (Chi44 @ 10/8/2013, 12:17) 
    Ah bene, allora ci dividiamo le botte XD
    Scherzo, è che parlando di spiritualità io sono stata di una materialismo unico XD

    Beh, anche negli interventi precedenti sono stati quasi tutti molto materialistici. Chi più poetico, chi meno, ma pur sempre fortemente materialisti.

    Da un punto di vista oggettivo non so bene cosa pensare della morte. Pare infatti che ci sia un vero e proprio scisma al riguardo: per alcuni si tratta dell'accumulazione continua di errori negli organismi più complessi (tant'è che le forme di vita più semplici non invecchiano mai), che porta quindi al detoriamento cellulare, alla vecchiai, con tutto quel che ne consegue. Da questo punto di vista si tratterrebbe quindi dell'incapacità della natura di gestire organismi complessi sul lungo termine, ed è soltanto grazie ai geni ed alla riproduzione sessuata (che azzera gli errori) che la specie va avanti.
    Per altri si tratta invece di un meccanismo indispensabile per l'evoluzione ed anzi l'unico modo in cui la vita può continuare ad esistere. Pù
    Per ora io tendo più su questa seconda ipotesi, ma devo rifletterci sopra e devo documentarmi meglio.

    Come vedi, Chi, si può fare di peggio 8D

    Discorsi oggettivi a parte, qualunque sia il vero significato che sta dietro alla morte (quella naturale, non accidentale), mi rendo conto che quello che ci spaventa davvero non è la morte, ma la perdita di una coscienza, del proprio Io interiore, del controllo della propria vita. Tant'è che per molti non fa alcuna differenza essere morti oppure in coma in un letto d'ospedale. In entrambi casi non si ha percezione di se, non si possono utilizzare quelle aree del cervello che ci permettono di percepire l'ambiente circostante e quello interiore. L'unica paura sta nel perdere queste illusioni, e chiunque abbia visto il cadavere di una persona in una tomba converrà sul fatto che la morte è un qualcosa di sopravvalutato. Il corpo è sempre lì, cervello compreso.
    E' vero che le cellule muoiono, ma le cellule sono costituite da atomi che sono, invece, immutabili ed eterni.
    Fisicamente è errato vedere la morte come una fine, è più che altro un cambiamento. I nostri atomi smettono di funzionare come cellule del nostro corpo e pian piano cominciano a svolgere nuove funzioni a partire dalla decomposizione del cadavere. Tutto ciò che fa parte di noi diventa parte di insetti, terra, piante, acqua ed aria.
    Anche i nostri pensieri sopravvivono, perché nell'arco della nostra vita abbiamo inevitabilmente influenzato tutte le persone con cui siamo venuti a contatto. Se a noi piaceva la pizza, non eravamo ne i primi e non saremmo neanche gli ultimi.
    Il nostro libro preferito è anche il libro preferito di qualcun altro ecosì via.
    Tutto questo per dire che l'unica morte che può in qualche modo intimorire è quella della coscienza, che può avvenire anche a causa di una malattia non-mortale. Quello che non riusciamo a sopportare è la perdita dell'individualità e della percezione di se stessi. Come si supera questa paura? Capendo che si tratta di illusioni momentanee, di un "sogno" proiettato nel nostro cervello allo scopo di dirigere in modo organizzato il nostro organismo e farlo sopravvivere.
    Come diceva Bill Hicks, è soltanto un giro di giostra. Alcuni ci sono sopra da così tanto tempo da credere che sia reale, ma non lo è. E' una giostra da cui si sale e si scende, una piccola anormalità nell'esistenza quotidiana a cui però ci si affeziona in fretta.
     
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    Tutto questo per dire che l'unica morte che può in qualche modo intimorire è quella della coscienza, che può avvenire anche a causa di una malattia non-mortale. Quello che non riusciamo a sopportare è la perdita dell'individualità e della percezione di se stessi. Come si supera questa paura? Capendo che si tratta di illusioni momentanee, di un "sogno" proiettato nel nostro cervello allo scopo di dirigere in modo organizzato il nostro organismo e farlo sopravvivere.
    Come diceva Bill Hicks, è soltanto un giro di giostra. Alcuni ci sono sopra da così tanto tempo da credere che sia reale, ma non lo è. E' una giostra da cui si sale e si scende, una piccola anormalità nell'esistenza quotidiana a cui però ci si affeziona in fretta.

    quello che dici è tutto vero, parlo della paura di perdere la coscienza di sé, che , personalmente, credo derivi dal fatto che, soprattutto quando cominciamo ad accumulare esperienza, ci sentiamo un pò forgiati nel nostro io, quello che siamo ora lo siamo perché abbiamo vissuto determinate situazioni, perché abbiamo riso, ma anche perché abbiamo pianto, sofferto, combattuto ed è in nome di queste grandi emozioni che forse ci teniamo stretto il nostro io.. insomma, se ho sofferto tanto, se ce l'ho fatta quando pensavo di morire... una parte di me, per non impazzire, mi dice che se ho combattuto non è solo per vivere 30 anni di più , ci deve essere qualcos'altro perché altrimenti questi 30 anni non hanno fatto la differenza.
    Voi potreste dire che sono 30 anni di più che ti servono per dare qualcosa a qualcuno, ad amici e parenti, per essere un ricordo che non saresti potuto essere... ma è " solo" questo? Vivo per stare alle regolo del gioco di questa nostra umanità? E che me ne faccio? Da un punto di vista strettamente biologico non fa alcuna differenza allora se vivo da santa o se ammazzo la gente, tanto poi sono morta comunque, che me ne frega? Allora siamo stupidi noi che ci siamo dati delle regole di convivenza tanto che cambia se siamo solo un esperimento di noi stessi? Siamo le pedine del monopoli ?
     
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24 replies since 3/4/2013, 20:18   378 views
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